16 Dicembre 2011
MADE IN ITALY

 

La Giunta e l’Assemblea regionale hanno approvato l’ordine del giorno della Coldiretti per la valorizzazione e la difesa del Made in Italy.
Lo rende noto l’organizzazione agricola specificando che in tutto il Paese sta chiedendo ai rappresentanti delle istituzioni, dell’economia di prendere parte alla mobilitazione che vuole porre fine alla “vicenda Simest” (*), un caso di “utilizzo improprio di risorse pubbliche”, destinate non alla promozione del made in Italy autentico, bensì alla  produzione e distribuzione di prodotti alimentari nati all’estero, presentati come italiani, ma che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del Paese.
“Attraverso il progetto per una filiera tutta agricola e tutta italiana, da tempo Coldiretti è impegnata nella tutela e valorizzazione del vero Made in Italy e made in Sicilia agroalimentare – commentano il presidente e il direttore Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione.
“Il nostro Paese e la Sicilia hanno bisogno di azioni e risorse per il rilancio dell’economia e della crescita occupazionale, il Made in Italy, e in particolare quello agroalimentare, rappresenta una straordinaria leva competitiva e di sviluppo.
“Da qui la proposta, rivolta al presidente Raffaele Lombardo e al presidente dell’Ars, Francesco Cascio, nonché a tutti gli amministratori,  di approvare  un ordine del giorno che esprima condivisione per la battaglia di Coldiretti- concludono. La risposta da parte delle istituzioni regionali fortifica la nostra azione per un atto sinergico che stimoli la crescita agricola della Sicilia”

(*)La vicenda Simest  (Società italiana per le imprese all’Estero) in sintesi:

Il Ministero dello Sviluppo, attraverso la Simest, sta finanziando imprese italiane per produrre e commercializzare all’estero prodotti che di italiano hanno solo il nome. Prodotti che nascono all’estero, con materia prima e manodopera estere. Era già accaduto nel caso dell’azienda casearia Lactitalia, con successive dichiarazioni del Ministro per le politiche agricole all’epoca in carica, con la promessa della definizione di criteri di finanziamento dei progetti all’estero in grado di scongiurare appropriazioni indebite delle denominazioni protette e impropri richiami all’origine italiana (il cosiddetto Italian sounding, che ruba all’economia nazionale oltre 60 miliardi di euro all’anno!). Ora si sta verificando un secondo caso di pari gravità: il Gruppo Parmacotto con il supporto di Simest  ha già avviato negli Stati Uniti un progetto che ha portato all’apertura di un punto vendita monomarca a New York e prevede di  strutturare una vera e propria catena di locali caratterizzati dall’offerta di prodotti Italian sounding. Nei punti vendita già aperti in diversi Stati, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, dedicati alla salumeria tradizionale italiana, si vendono alimenti realizzati con ingredienti e materie prime non italiane confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali.